Arriva a Genova Fa'Afafine, il premiatissimo spettacolo di Giuliano Scarpinato. Tra polemiche e solidarietà
A raccontare per bene questa notizia viene in mente la celebre foto di Ruby Bridges, la prima ragazzina di colore che negli anni ’60 in Louisiana varcò la soglia di un istituto elementare per bianchi, scortata da una fila di poliziotti, in un modo assai anomalo per una bambina che doveva semplicemente andare a scuola.
Perché Fa’Afafine è una storia d’infanzia e di diritti e arriva in scena a Genova in modo anomalo, appunto, sostenuta da Amnesty International Italia, col supporto di un notevole numero di teatri e festival del capoluogo ligure.
La cultura si mobilita
Tutto questo perché la produzione di Giuliano Scarpinato, che ha meritato peraltro diversi premi, tra cui l’ambito Premio Scenario Infanzia, ha scatenato su tutto il territorio nazionale una violenta rivolta di associazioni di genitori e gruppi politici.
La replica a ingresso gratuito del 16 marzo presso il Teatro della Tosse a Genova nasce allora come un chiaro segno di protesta rispetto al tentativo di censura in atto in molte città italiane, nei confronti di uno spettacolo che, con un linguaggio chiaramente adatto anche all’infanzia, ha il solo “demerito” di cimentarsi nella narrrazione della storia di un bambino incerto rispetto alla propria identità di genere.
Gender, sesso e nuove questioni
Tutto ciò trova una sua bruciante attualità nelle questioni legate al cosiddetto gender, in cui confusione e fluidità di genere trovano quello spazio di confronto e, spesso di scontro, che solo alcuni decenni fa era riservato alla questione dei diritti della donna, in quanto “secondo sesso”.
Mentre le “femministe” (si pensi ad esempio a Simone de Beauvoir) volevano la separazione tra sesso biologico e genere come costrutto sociale, senza mettere in dubbio l'esistenza di due sessi e due generi, oggi l'individuo rivendica coraggiosamente il diritto di non sentirsi rispecchiato da questa rigida suddivisione binaria e chiede di non essere incasellato in categorie precostituite sempre più distanti dalla realtà quotidiana e concreta di molti di noi. A prescindere dai gusti sessuali, anch'essi, spesso, fluidi, l'identità di genere non è sempre definita o non è definita una volta e per tutte e nel corso della vita un soggetto, sia di sesso maschile sia di sesso femminile e può identificarsi in generi diversi o in nessun genere.
Isole lontane e libertà di espressione
In questo complesso scenario sociologico, la scelta per il titolo dello spettacolo di una parola originaria di Samoa richiama la suggestione della “conquista” dell’identità e si riferisce, appunto, a una situazione di non definitezza rispetto al genere che, nella cultura dell’isola, è indicata in modo neutro, senza alcuna connotazione di giudizio morale.
“La parola samoana – ci spiegano dal Teatro della Tosse, capofila dell’iniziativa – ha il merito di riconoscere questa possibilità della vita, anche in età infantile, come meritevole di rispetto. In ogni caso, sarebbe interessante che le persone potessero valutare lo spettacolo dopo averlo visto, e non prima. Tutto questo ragionare su uno spettacolo a monte dello spettacolo stesso è un po’ come cavalcare una tigre”.
Una tigre che – si spera – non debba avere reazioni feroci proprio nel capoluogo ligure, platea notoriamente un po’ “fredda” ma anche aperta alle novità e alla diversità di prospettive.
Teatro della Tosse e partner locali
“La nostra scelta – proseguono dal Teatro della Tosse - si colloca non nell’ottica di una mera provocazione, quanto nella scelta di dare il giusto spazio a uno spettacolo che lo merita”.
Il teatro genovese ha quindi scelto di essere tra i firmatari della petizione presente sul web, rivendicando il ruolo di agenzia educativa, nonché apripista sociale, specie quando, come in questo caso, uno spettacolo sa parlare alle persone con linguaggi trasversali, adatti a diverse fasce di età. Hanno avuto dalla loro parte una lunghissima lista di soggetti sul territorio, inclusi i “vicini di casa” Giardini Luzzati, sempre attivi quando si parla di promozione dei diritti.
Ora non resta che aspettare giovedì 16 marzo alle 18.30. “Vi aspettiamo in platea, a dirci liberamente se lo spettacolo vi piace oppure no. Questa è la funzione del teatro, questo è il modo in cui ci pare giusto continuare a farlo”.